Nacque verso il 270 a.C. da un ramo plebeo della gens Claudia e da uno patrizio della famiglia Marcelli. Fu una delle figure più gloriose della Repubblica Romana. Politico, militare romano e console per cinque volte; si fregiò del titolo di conquistatore della Spolia Opima.
Sulla giovinezza non abbiamo molte informazioni, educato alla carriera militare si distinse per il coraggio affrontando il nemico corpo a corpo. Nel 226 a.C. ottenne la nomina sia di Edile Curule che di augure.
Nel 222 a. C. all’età di 40 anni ottenne la carica di console.
Vinse più volte gli Insubri e durante la Seconda Guerra Punica, dopo la disastrosa sconfitta a Canne, Marcello prese il comando di ciò che rimaneva dell’esercito romano, si avvicinò verso Nola, si accampò nel territorio limitrofo di Suessola, nei pressi di Cancello e irrompendo a Nola ebbe la meglio sugli invasori assicurando così la città ai Romani.
Nel 213 a. C. assediò Siracusa che si era schierata contro i Romani, nel 210 a. C. fu console e nel 209 a. C. proconsole. Morì nel 208 a. C. con le armi in pugno nei pressi di Venosa durante uno scontro con la cavalleria Cartaginese di Annibale.
Ultimo sovrano del regno di Sicilia, nacque a Venosa nel 1232, fu figlio illegittimo di Federico II di Svevia, nacque da una delle tantissime amanti dell’imperatore, Bianca Lancia.
Studiò a Parigi e a Bologna.
Ottenne dal padre, Federico II di Svevia, il principato di Taranto e altri feudi; gli fu affidata la luogotenenza del Regno di Sicilia finché non fosse tornato il fratello Corrado IV il quale scese in Italia nel 1251.
Nel 1253 Napoli cadde nelle mani del fratello Corrado che si era mostrato sospettoso nei suoi confronti.
Manfredi fu costretto a cedergli alcuni feudi ma dopo poco Corrado morì.
Il Papa, Innocenzo IV, iniziò ad occupare il Regno così Manfredi cercò una politica di riconciliazione senza però ottenere nessun risultato, si ritirò ad Acerra dal cognato Tommaso d’Aquino che aveva sposato la sorella Margherita di Svevia per poi partire alla volta di Lucera ma alla morte del Papa Innocenzo IV, nel 1255, ottenne la conquista definitiva del Regno.
A Cancello, nella chiesa di San Pietro, ottenne le chiavi della città di Napoli.
Nel 1258 ottenne l’incoronazione di Re di Sicilia, ristabilendo così la legittimità degli Svevi nel Mezzogiorno.
Tutto questo però durò poco, il papa Urbano IV aveva iniziato delle trattative con Carlo d’Angiò e il 26 febbraio del 1266 morirà a Benevento durante una battaglia. Fu l’erede dell’imperatore e il nemico del Papa.
Margherita di Svevia fu figlia illegittima dell’imperatore Federico II; nel 1247 sposò il conte di Acerra Tommaso II d’Aquino, ottenne in dote il feudo di Suessola insieme al casale di Cancello, Loriano, Airola ed altri.
Dall’unione tra Tommaso II e Margherita fu ricostruito il castello situato sulla collina del casale di Cancello prendendo il nome di Matinale.
Nel 1254 i conti d’Aquino offrirono ospitalità a Manfredi di Svevia che era rimasto braccato dalle truppe del Papa.
Con la morte del marito, nel 1273, Margherita si trovò ad affrontare una difficile situazione familiare, finanziaria e politica. Con l’arresto del primogenito ed il passaggio del regno sotto il dominio angioino si assistette con lei al tramonto degli Svevi.
La contessa morì tra l’estate del 1297 e l’inverno del 1298.
Giovannella Stendardo figlia di Giannotto II e Sancia Orsini, signora di Arpaia, Arienzo, Alife, Biccari, Bovino, Cancello etc… fu cresciuta presso la corte dei D’Angiò – Durazzo.
Fu la “Penelope” del tempo. Si contesero la sua mano prima Samuele Tomacelli, nipote di papa Bonifacio IX e dopo Muzio Attendolo Sforza ma Giovannella, nel dicembre del 1417, sposò un gentiluomo di Pozzuoli, Marino Boffa, gran cancelliere del regno di Napoli, capo del consiglio reale.
Morì ad Arienzo. Il suo corpo oggi giace nella chiesa di Sant’Agostino nella suddetta cittadina.
Alfonso Maria de Liguori nacque a Marianella il 27 settembre del 1696 da Giuseppe de Liguori e Anna Cavalieri, fu il primo di otto figli.
Fu il Santo dell’epoca dei lumi, aveva una personalità poliedrica: musicista, compositore, poeta, scrittore, teologo e vescovo.
Fu uno dei primi ad usare la lingua napoletana per comporre testi di canti religiosi, tra i quali ricordiamo “Quanno nascette ninno”.
Nel 1708, a soli 12 anni, si iscrisse alla facoltà di diritto dell’università di Napoli, terminò gli studi a soli sedici anni e per svolgere la professione di avvocato dovette chiedere l’assenso del viceré. Svolse l’attività di avvocato per ben dieci anni, fino al 1723 anno cruciale per il suo percorso di vita quando, dopo una sconfitta professionale, decise di intraprendere il noviziato.
A soli trentatré anni ricevette l’ordinanza sacerdotale.
Nel 1726 cominciò un’intensa attività di predicatore nei quartieri poveri e nel 1732 fondò la Congregazione del Santissimo Salvatore.
Nel 1762 fu nominato vescovo ed ebbe la sede a Sant’Agata dei Goti, diocesi a cui all’epoca apparteneva territorialmente anche la Valle di Suessola. Fu vescovo per ben tredici anni vivendo nel palazzo vescovile di Arienzo.
Sant’Alfonso quando terminò il suo mandato nel 1775, si ritirò nella casa redentorista di Pagani dedicandosi allo studio e alla stesura di opere.
Celebrò la sua ultima messa il 25 novembre del 1785.
Morì all’età di 91 anni, il 1 agosto del 1787.
Nacque ad Arienzo il 28 dicembre del 1924, trascorse la sua infanzia e gran parte della sua giovinezza a Napoli. Dopo aver conseguito il diploma in ragioneria iniziò ad impartire lezioni private di matematica, avendo così tra gli allievi Luigi de Filippo, figlio di Peppino e nipote di Eduardo de Filippo. Con le lezioni di matematica iniziò a frequentare casa de Filippo.
Eduardo de Filippo apprezzò le sue doti ed entrò nella compagnia teatrale debuttando nel dicembre del 1945 in “Napoli milionaria” nel ruolo di “Peppe ‘o cricco”.
Nel 1947 intraprese la carriera cinematografica con il film “Assunta Spina” con accanto Anna Magnani; il primo di 145 film che lo vide interprete caratterista.
Ha recitato accanto a Totò in 17 film, fra cui “Il medico dei pazzi”, “Un turco napoletano”, “Totò cerca casa” e “La banda degli onesti”. Nel 1954 debuttò come protagonista ne “L’oro di Napoli” nella veste di Rosario, accanto a Sophia Loren e, negli anni Sessanta, prese parte a “Boccaccio ‘70” di Federico Fellini.
Dopo il teatro ed il cinema passò alla televisione facendo da testimonial in Carosello e per diverse pubblicità. È morto nel 2015 a 90 anni.
La sua fu una carriera nata da un cocktail a base di talento, fortuna e casualità.
Nacque ad Arienzo tra 1748 e il 1750 da Pietro e Rosa Farace. Nella sua formazione fu prima affidato ad un precettore locale e poi in età adolescenziale si trasferì a Napoli dove fu affidato ad un avvocato che ne influenzò la formazione.
Nicola si mostrò interessato agli studi umanistici e giuridici. Entrò in circuiti intellettuali frequentati dal conterraneo Pietro Contegna, Antonio Genovesi e Alessio Simmaco Mazzocchi sviluppando capacità critiche e oratorie.
Si laureò in utroque iure ma, solo dopo alcuni anni e dopo vari concorsi, nel 1777 assunse il ruolo di docente e nel 1785 ottenne la cattedra di diritto del Regno.
Il noto giurista fu un letterato, musicista, storico, scrisse svariati scritti sul diritto e tradusse in lingua napoletana le opere di Orazio.
Deve la sua fama all’opera Cicalata sul fascino volgarmente detto jettatura del 1787 con la quale la jettatura fece il suo primo ingresso nella letteratura.
Nicola Valletta ha avuto uno sguardo ironico sul mondo ed è stato il capostipite degli studi sulla superstizione.
Vittorio De Marino nacque a Villaricca (NA) il 7 giugno 1863, frequentò esemplarmente lʼUniversità di Napoli, laureandosi in medicina nel 1887 a 24 anni; molto legato ai padri Barnabiti del Collegio Bianchi di Napoli.
Dopo la morte della sorella, nel 1910 il dott. De Marino entrò a 47 anni nel noviziato dei padri Barnabiti a S. Felice a Cancello (Caserta), professando qui i voti religiosi.
Le virtù dimostrate come dottore e benefattore del popolo, divennero lʼammirazione e lʼesempio per i suoi confratelli; venne ordinato sacerdote a Roma nel 1913. Il suo primo campo di ministero sacerdotale fu proprio S. Felice a Cancello, con missioni predicate al popolo, ritiri per il clero e le suore locali e tanto tempo trascorso al confessionale.
Nel 1916 fu nominato superiore, poi la casa venne requisita ed occupata dai soldati, impegnati nella Prima Guerra Mondiale, intanto il paese era rimasto senza assistenza medica; padre Vittorio Maria De Marino tornò a mettersi al servizio di tutti anche come medico, sia in paese che nelle campagne, di giorno e di notte, specialmente durante la famigerata epidemia detta “spagnola” che fece tantissime vittime in quegli anni.
Morì a Napoli nel Collegio Bianchi, benedetto e stimato come un santo il 16 luglio 1929; nel 1954 il suo corpo venne trasferito nella chiesa barnabita di S. Felice a Cancello e nello stesso anno vennero iniziati i processi per la sua beatificazione. Il 12 dicembre 1992 è stato dichiarato venerabile da Papa Giovanni Paolo II.